Walter D'Amario

Banca dati del Dna, c'è la sede e lo spot tv. Ma l'istituto funzionerà dal 2015
Ci sono le strutture e la firma per l'assunzione del personale. Ma il trattato europeo risale a ormai dieci anni fa. E finora si sono spesi 16 milioni di euro
www.repubblica.it/ 04 febbraio 2014

Per ora ci sono la sede e qualche macchinario. E sulle reti Rai va lo spot per la campagna di informazione sulla Banca dati del Dna, in programmazione fino al 13 febbraio. Ma la Banca, con le sue attività previste, quella no, non c'è ancora.

L'iniziativa è importante nel quadro delle attività istituzionali del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita. Eppure, l’Italia non ha attivato il proprio laboratorio del Dna che l’Europa da ben 5 anni ci chiede. E' stato finalmente bandito il bando per l’assunzione del personale necessario al suo funzionamento, ma in sostanza, pubblicizziamo qualcosa che non sappiamo ancora quando accadrà

La Banca, in analogia a quelle già attive in altri Paesi dell'Unione Europea, è una struttura che nei progetti fornirà materiali da utilizzare per l'identificazione di autori di reati o di vittime di sinistri. L'obiettivo, sottolinea il Comitato, ''è quello di illustrare i vantaggi in termini di sicurezza per il cittadino, in un'ottica di prevenzione e repressione del crimine, ma anche di concreto vantaggio per chi è innocente e può essere scagionato grazie a queste tecnologie''. E però nonostante il ritardo e la pubblicità, la strada è ancora lunga. Anche se almeno la firma che permetterà al Laboratorio del DNA di assumere il personale necessario all’espletamento della suo lavoro è arrivata. Il Dipartimento della funzione pubblica ha dato finalmente il via libera al Dap, Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, di bandire il concorso per l’assunzione del personale, solo 37 addetti. L’assunzione del personale è essenziale affinché il laboratorio possa essere accreditato. Senza l’accreditamento non si potrà passare alla fase di raccolta e conservazione dei profili. 

La Banca dati nazionale del Dna è istituita presso il Ministero dell’Interno e raccoglierà i profili del Dna di condannati, imputati e indagati come previsto dalla legge n. 85 del 2009. Presso il Ministero della Giustizia viene istituito il laboratorio centrale, e alla banca dati nazionale è assegnato, inoltre, il compito di raffronto del Dna ai fini dell’identificazione. In sostanza, al primo spetterà la responsabilità della banca dati, al secondo gestire il laboratorio che dovrà tipizzare i detenuti e non solo. Il laboratorio è costato 16 milioni di euro solo per le attrezzature, l’edificio è stato ricavato da un vecchio capannone all’interno del carcere di Rebibbia.

Manca anche il regolamento attuativo della legge 85. La bozza sembra sia stata condivisa da tutte le autorità partecipanti, eccezione fatta per l’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Sembra che anche il regolamento attuativo sia in dirittura d’arrivo, probabilmente sarà pronto ad inizio anno nuovo. Facendo due conti, il laboratorio e tutto il sistema diventerà operativo agli inizi del 2015. Se tutto andrà per  il verso giusto ci saranno voluti dieci anni dalla sottoscrizione del trattato. Intanto in molti paesi questo strumento è diventato essenziale per garantire celerità nei processi. 

Diversi studi dimostrano come questo strumento riduca i costi della giustizia. La banca dati dei profili genetici tedeschi è stata istituita nel 1998. Custodisce le tracce genetiche di almeno 500 mila criminali. Nei primi sei anni ha portato alla soluzione di 18 mila delitti. La banca dati Inglese conta 6 milioni di profili. Negli Stati Uniti, un pronunciamento della Corte Suprema ha sancito la possibilità di effettuare il prelievo del Dna anche solo in caso di sospetto. Il dibattito è aperto sulle questioni concernenti la libertà e la privacy dei cittadini. Sta di fatto che con l’ausilio di questi strumenti si sono risolti casi oramai dati per chiusi. Un esempio, il caso di Elisa Claps.